La storia di Milano, i suoi luoghi, i suoi personaggi. Un blog di Mauro Colombo

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mercoledì 28 settembre 2016

Il monumento a Garibaldi in largo Cairoli


Garibaldi Cairoli Ximenes

Alla morte di Giuseppe Garibaldi (1807-1882), anche il comune di Milano decise di onorare con un importante monumento l'eroe dei due mondi. 
Il tema di una statua a Garibaldi, assunto come segno dell'unità nazionale, impegnò (soprattutto negli anni immediatamente successivi alla morte) moltissimi Comuni italiani, pur presentandosi come un compito difficile proprio perché coinvolgeva le coscienze popolari, oltre che la creatività degli artisti, a volte combattenti nelle imprese risorgimentali.
Le opere d'arte, per essere apprezzate, richiedevano raffigurazioni veriste di battaglie e al contempo rappresentazioni simboliste dei valori che le avevano animate.
Il Consiglio comunale milanese, consapevole delle difficoltà che l'impresa  artistica avrebbe comportato, bandì un concorso per  ottenere il miglior progetto possibile, richiedendo ai partecipanti il bozzetto per una statua di dimensioni imponenti, dove l'eroe fosse rappresentato a cavallo in posa guerresca.
Purtroppo quel primo concorso venne cancellato per la morte di uno degli artisti in gara.
Si dovette così attendere il 1885: a questo secondo concorso parteciparono, tra gli altri, Ettore Ximenes e Giuseppe Grandi, quest'ultimo con un bozzetto che richiamava il monumento alle Cinque Giornate.
Garibaldi Cairoli XimenesNon ottenendosi però unanimità di consensi da parte dei giurati chiamati a valutare gli artisti in gara, anche questo tentativo venne archiviato senza nulla di fatto. Nel frattempo, il Consiglio comunale prese almeno una decisione: il monumento vincitore sarebbe stato collocato tra via Dante e il Castello, nel tratto di Foro Bonaparte poi dedicato ai fratelli Cairoli, eroi garibaldini.
Garibaldi Cairoli XimenesIl terzo concorso, nell'ottobre del 1888, incoronò vincitore il siciliano Ettore Ximenes (1855-1926), pur tra malumori e dissidi in seno alla stessa commissione giudicatrice.

Dopo un periodo alquanto lungo, finalmente il monumento risultò pronto nel 1895: il 3 novembre venne pomposamente inaugurato alla presenza del sindaco Giuseppe Vigoni, delle autorità e della folla festante. Dal palco, Felice Cavallotti tenne un vibrante discorso.

Garibaldi Cairoli Ximenes

Garibaldi Cairoli Ximenes
L'opera vincitrice, in bronzo, rappresenta Garibaldi a cavallo, in divisa militare, quale generale dell'esercito sabaudo. Accanto al condottiero, ai lati del basamento in granito e marmo progettato dall'architetto Guidini, spiccano le  due allegorie della Rivoluzione e della Libertà.

Garibaldi Cairoli Ximenes

Da allora, salvo il breve periodo in cui il monumento venne rimosso per permettere i lavori di realizzazione della metropolitana 1, Garibaldi scruta fisso l'orizzonte, verso via Dante, o meglio, verso Roma che non riuscì mai a conquistare.

Garibaldi Cairoli Ximenes metropolitana


Mauro Colombo
settembre 2016
maurocolombomilano@virgilio.it



venerdì 16 settembre 2016

Elipadana: quando Milano creò il servizio pubblico in elicottero

elipadana eliporto restelli milano elicottero


Fin dal 1958 il Comune di Milano aveva progettato di unire mediante voli in elicottero il capoluogo lombardo con le più importanti città vicine, quali Torino e Genova, immaginando un collegamento anche con la città svizzera di Lugano. Fu, questo, un anno di voli sperimentali e di annunci giornalistici.
Le cose si concretizzarono l'anno successivo, quando il 16 luglio 1959 venne stipulato l'atto costitutivo della Elipadana SAITE (Società Alta Italia Trasporto Elicotteri), con sede legale in via Albricci. Il Comune di Milano fu da subito socio con il 50% del capitale, mentre il restante pacchetto azionario fu sottoscritto da varie grosse società dell'epoca. 
Fu nominato presidente l'ing. Agostino Giambelli (lo si ricorda per il contributo alla nascita della metropolitana in una targa nel mezzanino di San Babila) e direttore Gino Mattoli.
elipadana via restelli  eliporto elicottero milanoIn città, l'eliporto venne costruito sfruttando un non vasto spiazzo in via Restelli, tra piazza Carbonari e viale Stelvio. Idea poco lungimirante, visto che ben presto i residenti dei palazzi limitrofi iniziarono a protestare e a promuovere azioni volte allo spostamento del fastidioso scalo, che di fatto sorgeva a poche decine di metri dalle finestre di molti malcapitati milanesi.

Il primo volo fu quello del 28 settembre 1959, sulla tratta Milano-Malpensa-Lugano (eliporto di Agno). Costo del biglietto: andata e ritorno 75 franchi svizzeri, cifra che rapportata ad oggigiorno e convertita nella valuta europea, significa all'incirca 260 euro!
Tre voli al giorno, con un tempo di percorrenza di circa 40/50 minuti. Apparecchio utilizzato: il birotore americano Piasecki H21 conosciuto come Vertol V44B, capacità 15 passeggeri, preso in locazione dalla compagnia belga Sabena.
elipadana via restelli  eliporto elicottero milano

Dopo un primo periodo euforico e proficuo, emersero chiaramente gli alti, eccessivi, costi d'esercizio. Il prezzo del biglietto, oltretutto, non era certo alla portata di chiunque. Ad un drastico calo di passeggeri registrato già nel 1960, l'Elipadana rispose mettendo in servizio un modello di elicottero più piccolo (8 posti) e quindi più economico:  il Sikorsky S58C, sempre in locazione dalla Sabena.

elipadana via restelli  eliporto elicottero milano
Nonostante ciò, e benché i prezzi dei biglietti avessero subito un decremento, i clienti si fecero sempre più radi, fino a quando, nel luglio 1961, il servizio fu sospeso e mai più riattivato.
Il servizio di elibus del Comune durò così, tra alti e bassi, solamente un paio d'anni. Il suo fallimento, come detto, è da ricercarsi negli eccessivi costi di manutenzione per i grossi elicotteri in servizio. Si aggiunga che la nebbia spesso costringeva gli elicotteri a terra, rendendo in certi periodi dell'anno il servizio alquanto aleatorio. Peraltro, a fronte di un elevato costo del biglietto, il cliente non aveva una riduzione così apprezzabile nei tempi di percorrenza, visto che andare a Lugano in treno significava impiegarci comunque poco meno di due ore (contro quasi un'ora con l'elicottero).
L'eliporto cadde quindi  in disuso e smantellato, e presto divenne un comodo spiazzo dove far giocare i bambini. Riconvertita l'intera zona, in quel tratto di via Restelli venne costruito un parco giochi (parco Mendel), ed ancora oggi (confrontando le due immagini seguenti) si nota chiaramente dove gli elicotteri si posavano a terra.
elipadana via restelli  eliporto elicottero milano

elipadana via restelli  eliporto elicottero milano


 

Mauro Colombo
maurocolombomilano@virgilio.it
settembre 2016
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giovedì 1 settembre 2016

Giovanni Meschia, un lattivendolo alle Cinque Giornate


Tra i tanti eroi che i libri di storia e le targhe cittadine ricordano per essersi distinti durante le gloriose Cinque Giornate del 1848 (come Augusto Anfossi, Pasquale Sottocorno o Luigia Battisotti Sassi) vi fu chi ebbe la fortuna di essere fotografato, ormai anziano, sull'uscio della propria bottega. Divenendo più immortale di altri.
La foto che vediamo è del 1910, lo scatto ritrae l'Antica Latteria Meschia, al civico 58 del corso di Porta Ticinese.
Seduto, con grembiale bianco, è l'anziano padrone, Giovanni Meschia.


meschia lattivendolo cinque giornate ticinese


Così lo descrive Leone Tettoni nel suo scritto "Cronaca della rivoluzione di Milano", del 1848: "Lattivendolo di Porta Ticinese, va distinto tra i più valorosi combattenti delle barricate durante i cinque giorni. Egli tormentò il nemico ora in Viarenna, ora al bastione, uccidendo alcuni cannonieri sull'atto che stavano per dare il fuoco al loro micidiale istrumento. Apportatosi dietro un camino sul tetto, davanti al campanile di S. Eustorgio, uccise con dieci colpi altrettanti soldati che s'erano impadroniti di quella torre, e da dove moschettavano sopra i cittadini".

Così Antonio Vismara in "Storia delle gloriose cinque giornate di Milano", del 1873: " Il cannone non cessava mai di tuonare dal dazio di porta Ticinese tanto verso il ponte, come dal bastione verso Viarenna. Però le palle non arrivavano sino all'ortaglia delle monache; fu per ciò che il lattivendolo G. Meschia con pochi suoi compagni potettero appostarsi nella contrada delle Vetere; dalla quale con carabine di precisione fulminarono i cannonieri che stavano al dazio; e furon sì aggiustati i colpi, che non uno andò fallito, in modo che mano mano che gli artiglieri avvicinavansi al cannone per darvi fuoco, essi cadevano colpiti dai tiri di quegli animosi".

Ecco una mappa di quegli anni, che ritrae la zona dei combattimenti dove il Meschia si distinse:

ticinese eustorgio meschia


Oggi il civico 58 di corso di Porta Ticinese esiste ancora, tale e quale alla foto, salvo l'aggiunta di troppo degrado (ma questa è un'altra storia).




Mauro Colombo
settembre 2016
maurocolombomilano@virgilio.it